Cristina Cusani,
Dopo la laurea in Scienze della Comunicazione all’università La Sapienza di Roma si dedica allo studio della fotografia prima all’University of the Arts, London College of Communication a Londra, successivamente all’Outside School a Roma e all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Espone in alcune mostre collettive tra cui l’XI Premio Cairo a Milano. Nel 2012 segue il Laboratorio Irregolare, master class di due anni con Antonio Biasiucci da cui è nata la mostra itinerante Epifanie, esposta anche durante la XIII edizione del Fotografia – Festival Internazionale di Roma e al SIFest di Savignano sul Rubicone. Nel 2015 viene invitata per la residenza d’artista BoCs Art dove realizza due opere per il Bocs Art Museum di Cosenza. E’ finalista di importanti premi come il Premio Francesco Fabbri per le Arti Contemporanee e Un’opera per il Castello ed entra a far parte di alcune collezioni di arte contemporanea come Imago Mundi Art e Dimensione Fragile della Biblioteca Vallicelliana di Roma. Nel 2017 vince il Premio Sidicini per l’Arte Contemporanea e nel 2018 vince il Premio Residenza alla Fondazione Bevilacqua la Masa.
Nella sua ricerca artistica utilizza le esperienze quotidiane come punto di partenza per analizzare il significato dell’essere umani. Questa strada ha due direzioni: una intimista che riguarda l’identità e una che invece cerca di porre interrogativi su temi attuali in una chiave non documentaria ma analitica.In entrambi i casi lavora sul residuo, su quello che resta, la traccia, la memoria, la storia. Nei suoi progetti personali è molto importante il nesso tra pensiero e immagine: utilizza spesso la parola per accompagnare fotografie di memorie quotidiane in cui la finzione e la realtà s’incontrano, i significati cambiano, il passato e il presente diventano una cosa sola. Il risultato è un archeologia contemporanea dei trascorsi che, attraverso la ricerca delle radici, della famiglia, dell’identità, del passaggio e dell’abbandono arriva alla conoscenza del proprio essere. I lavori legati al filone più sociale e politico, sono invece opere concettuali leggibili su più livelli. L’obbiettivo in questo caso è quello di portare lo spettatore ad interrogarsi ponendo punti di vista nuovi e creando in chi guarda una reazione in equilibrio tra il riconoscimento e l’alienazione. La sua formazione è principalmente fotografica, ma non utilizza la fotografia in maniera pura, la sperimenta in tutto il suo potenziale. La sua ricerca infatti vuole andare oltre il mezzo utilizzato e per questo ha cominciato ad ampliare i suoi orizzonti artistici progettando anche opere/installazioni site-specific.