Mario Cresci,
nato Chiavari nel 1942
vive e lavora a Bergamo
Mario Cresci è tra i primi autori italiani che, a partire dagli anni Sessanta, coniuga la cultura del progetto con la sperimentazione del linguaggio visivo attraverso un approccio “cross-disciplinare” che utilizza il disegno, la fotografia, il video, l’installazione, la performance, il site specific.
Le sue ricerche sono radicate negli studi multidisciplinari iniziati a Venezia nel 1963 e sono segnate (a partire dal 1968 quando si traferisce a Roma) dall’- incontro con Pino Pascali, Eliseo Mattiacci, Yannis Kounellis e Alighiero Boetti. Nel 1969 progetta e realizza il primo Environnement fotografico in Europa presso la Galleria Il Diaframma di Milano. Nel 1970 viene invitato per la prima volta alla Biennale d’Arte di Venezia e in seguito nel ‘78, ’93 e ’95.Negli anni Settanta si stabilisce a Matera dove lo studio del linguaggio fotografico e della cultura del progetto si coniuga con l’interesse per l’antropologia culturale, realizzando numerose ricerche tra cui la pubblicazione di Matera, immagini e documenti (Roma, Edizioni Meta 1975).
Dalla fine degli anni 70 l’ insegnamento diviene parte integrante del suo lavoro d’autore. Insegna alla Facoltà di Lettere di Parma, allo IED e alla NABA di Milano, all’Accademia di Brera di Milano e all’École d’Arts Appliqués di Vevey (Svizzera). Dal 1991 al 1999 ha diretto l’Accademia di Belle Arti G. Carrara di Bergamo.Tra le sue mostre più recenti nel 2017 l’ampia antologica La fotografia del “no”, 1964-2016 alla GAMeC di Bergamo.
Le sue opere sono presenti nelle collezioni pubbliche di vari musei, istituti e centri di ricerca come il MAXXI – Museo Nazionale delle Arti del XX secolo di Roma, la GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, la Pinacoteca Nazionale di Bologna, l’ICG – Istituto Centrale per la Grafica di Roma, il Museo d’Arte Medioevale e Moderna della Basilicata di Matera, il MAGA – Museo d’Arte di Gallarate, la GAM – Galleria Civica d’Arte Contemporanea di Torino, lo CSAC – Centro Studi e Archivio della Comunicazione di Parma, il MARCA – Museo delle Arti di Catanzaro e il CRAF – Centro Ricerca e Archiviazione della Fotografia di Spilimbergo.
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